Il giudice della Corte distrettuale federale del Massachusetts ha rifiutato di accettare le prove contro Alex Levin fornite dagli specialisti dell’FBI, poiché l’FBI aveva ottenuto i dati con l’ausilio di software dannosi.
Il tribunale ha preso in esame il caso di pornografia infantile, ma gli avvocati hanno potuto mostrare le informazioni ottenute sulla presunta violazione della legge.
La corte ha rifiutato di accettare le prove dell’FBI
Questo è il caso contro Alex Levin, l’amministratore di uno dei più grandi siti con pornografia infantile, “PlayPen”. Alla fine dell’anno scorso, come parte di un raid dell’FBI, alcune settimane di lavoro supervisionato sul sito PlayPen.
Durante questo periodo, l’ufficio del personale ha “catturato le risorse dei visitatori come esche vive”. Poiché il sito funziona come un servizio nascosto nella rete Tor, l’FBI ha sviluppato un exploit che consente di rivelare l’indirizzo IP dell’utente del portale.
L’esito dell’operazione è stato l’incriminazione per possesso di materiale pedopornografico da parte di almeno 137 persone negli Stati Uniti e l’avvio di indagini sul caso all’estero.
Secondo il giudice distrettuale statunitense William Young, il magistrato ha emesso un mandato di perquisizione per raccogliere prove contro l’amministratore di uno dei più grandi siti di pornografia infantile, Alex Levin, che non aveva la giurisdizione appropriata.
Il giudice distrettuale statunitense Young ha affermato: “In effetti, il risultato finale è stato ottenuto senza mandato e la perquisizione è stata condotta in modo irragionevole, aggiungendo che le prove avrebbero dovuto essere escluse dal caso”.
Per identificare i 214.898 utenti di PlayPen, l’FBI ha utilizzato un pacchetto di misure noto come metodo di indagine sulle reti informatiche (Network Investigative Technique, NIT).
Questa tecnologia (in realtà un software dannoso) consente ai servizi segreti FBI di ottenere dati ogni volta che il proprietario del computer infetto accede a PlayPen.