Le forze di sicurezza pakistane hanno lanciato retate per arrestare e deportare gli afghani che si trovano nel paese senza documenti, rimandandone indietro decine dopo che è scaduto il termine stabilito dal governo per la loro partenza.
La repressione sui migranti privi di documenti colpisce soprattutto circa due milioni di afgani che vivono in Pakistan senza documenti, anche se il governo afferma che prende di mira tutti gli stranieri privi di documenti o non registrati.
La campagna ha attirato critiche diffuse da parte delle agenzie delle Nazioni Unite, dei gruppi per i diritti umani e dell’amministrazione guidata dai talebani in Afghanistan.
Il ministro degli Interni pakistano ha detto che 64 afgani sono stati arrestati, arrestati e deportati mercoledì.
“Oggi abbiamo salutato 64 cittadini afghani mentre iniziavano il viaggio di ritorno a casa”, ha scritto il ministro dell’Interno ad interim Sarfraz Bugti su X, precedentemente noto come Twitter. “Questa azione è una testimonianza della determinazione del Pakistan a rimpatriare chiunque risieda nel paese senza la documentazione adeguata”.
Migliaia di rifugiati si sono stipati martedì su camion e autobus e si sono diretti ai due principali valichi di frontiera per tornare a casa ed evitare l’arresto e la deportazione forzata.
Secondo le agenzie delle Nazioni Unite, in Pakistan ci sono più di due milioni di afghani privi di documenti, almeno 600.000 dei quali sono fuggiti dopo la presa del potere dei talebani nel 2021.
Le relazioni tra il Pakistan e l’amministrazione afghana guidata dai talebani sono diventate tese negli ultimi due anni a causa dei crescenti attacchi da parte dei talebani pakistani, un gruppo militante separato alleato dei talebani afghani.